Marche|

Alternanza scuola lavoro all’auditorium UniMC

La scuola deve fornire alle imprese risorse umane per il loro futuro e le imprese, beh, anche le imprese devono fornire risorse, e soprattutto lavoro, a quelli che oggi sono ancora studenti ma che presto saranno lavoratori, adulti che dovranno poter affrontare il futuro serenamente, con speranza e curiosità. E’ un patto civile per lo sviluppo che la politica ha il dovere di favorire e di promuovere con ogni mezzo, superando tutte le barriere ideologiche o partitiche, senza tener conto delle convenienze di parte, perché il futuro è un bene comune che non possiamo permetterci di mettere a rischio.

L’alternanza scuola lavoro di cui si parla oggi, che recentemente è stata riformata e trasformata nei “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” va in questa direzione. E’ un’opportunità che possiamo e dobbiamo cogliere per ammodernare e migliorare l’offerta formativa dedicata ai nostri ragazzi. Lascio ai tecnici interpretare le norme, scriverne di migliori e puntualizzare le regole. Oggi qui vorrei parlarvi non tanto come parlamentare, quanto come professoressa, quello che sono stata per metà della mia vita e che tornerò a essere quando questa parentesi parlamentare sarà conclusa. 

La scuola italiana è un’eccellenza e lo è grazie al lavoro di migliaia di docenti e non che ogni mattina vanno al lavoro e maneggiano la materia prima più delicata che c’è, i ragazzi, gli adolescenti, che devono ogni giorno misurarsi con un mondo che cambia e si evolve costantemente a un ritmo frenetico. I giovani cercano punti di riferimento, costanti che possano dare loro sicurezza. Voglio raccontarvi un aneddotto. A luglio ho partecipato a un evento. Si parlava di banche e conti correnti. E’ stato reso noto un sondaggio. La domanda era: che cosa chiedono i giovani a una banca? Tra le risposte potevano scegliere alti interessi, zero spese di gestione del conto corrente e molte altre cose vantaggiose. Sapete cosa ha scelto la maggioranza dei ragazzi? Stabilità e sicurezza. In molti hanno detto: i nostri soldi sono pochi, vogliamo che almeno siano al sicuro. Ecco, mi sembra un buon esempio per dire che i giovani vogliono punti di riferimento e sicurezza. La scuola, pur con tante difficoltà, è uno di questi, ma lo sono anche le aziende, e noi marchigiani lo sappiamo bene, perché siamo un distretto industriale importante e da noi le fabbriche han sempre voluto dire lavoro, speranza e futuro. Ma dobbiamo stare attenti: l’alternanza scuola-lavoro non deve essere un ingresso nel mondo di lavoro dalla porta di servizio, un sostituto del percorso formativo didattico o, peggio ancora, una fonte di manodopera a basso costo, non sia mai. Il percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento deve essere un’opportunità per i ragazzi di conoscere in anticipo il loro futuro, se vorranno, in una delle tante nostre aziende e per le imprese la possibilità di conoscere i lavoratori di domani, di insegnar loro che studiare, formarsi e imparare sono fattori indispensabili per essere competitivi sul mercato del lavoro ed efficaci sul posto di lavoro. Una scuola ante litteram, quella che una volta era la scuola della vita e della bottega e che adesso deve passare dalla fabbrica e dall’impresa prima che dai social network. L’alternanza scuola lavoro è allora tutto sommato un’opportunità che dobbiamo saper cogliere. Può aiutarci a prevenire la diaspora dei nostri cervelli e delle nostre mani, dei nostri giovani che si sentono costretti a cercare altrove quella fortuna o anche solo quel futuro che l’Italia non pare loro più in grado di garantire. Non è così, non voglio che sia così e per questo trovo giusto 

che i ragazzi passino del tempo nelle aziende, a capire che c’è un domani da conquistare e un Paese da ricostruire. Stiamo ricevendo una delle più forti chiamate all’azione di tutti i tempi: l’innovazione è ovunque e minacce che fino a pochi anni fa consideravamo quasi risibili oggi sono concrete e presenti nella vita di tutti. I ragazzi sono sensibili: una nuova coscienza collettiva si sta formando. Parole come ecologia, economia circolare, sostenibilità, mercato equo ed equo compenso sono entrate tra i banchi di scuola. Le imprese devono ascoltarle, queste parole, e dalle loro voci. Per questo penso che portare gli studenti in azienda possa essere un modo per gettare un ponte a due corsie tra mondi che devono parlarsi di più.  Il 4 dicembre, a Roma, faremo un grande incontro aperto a tutti – vi invito fin d’oggi a essere dei nostri – e parleremo a lungo di difesa del made in Italy, di distretti industriali, di futuro. Parleremo anche di Marche, di Area di Crisi Complessa e di quali opportunità ci vengono offerte per ricostruire il nostro territorio. Ecco, vorrei che tra queste opportunità qualche imprenditore coraggioso individuasse un progetto nuovo, di rinnovamento completo, magari studiato e costruito insieme a qualche ragazzo delle nostre scuole. Abbiamo molti appuntamenti che ci aspettano: penso ad esempio all’Expo di Dubai 2020, dove molte nostre aziende saranno presenti con i loro prodotti. Immaginate quanto sarebbe bello arrivare laggiù anche con un progetto così, qualcosa che dia l’immagine di questo ponte tra mondi apparentemente lontani ma che in realtà sono conseguenza l’uno dell’altro. Le scuole e le imprese: due facce dello stesso paese L’Italia. L’oggi produttivo e il domani che lo sarà. Stessa etica del lavoro, stesso impegno, diverse soluzioni, concatenate e connesse. Voglio congedarmi da voi con quest’immagine e con un appello alle coscienze di tutti, perché a parlare sempre e soltanto di portafogli si rischia di diventare aridi. Ci saranno occasioni per farlo, magari lo farete anche qui oggi, ma il mio tempo preferisco averlo investito nel farvi pensare quel operaio, all’imprenditore e allo studente che costruiscono insieme il domani di tutti. Spero di esserci riuscita.

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